Una tenuta da favola in un territorio che non era celebre per i grandi vini, un uomo determinato a realizzare i suoi sogni e due passioni ardenti trasformate in progetti di grande successo. Sono questi, in sintesi, gli elementi che hanno portato alla nascita del Sassicaia, vino tra i migliori al mondo, che nel 2018 celebra i 50 anni dalla prima commercializzazione e che recentemente è stato eletto anche miglior vino dell’anno dalla giuria internazionale del Biwa – Best Italian Wine Awards.

In occasione di questa doppia celebrazione ci piace raccontare l’avventura che ha portato alla nascita di questo vino rinomato nel mondo. Il protagonista di questa storia è Mario Incisa della Rocchetta, marchese di origini piemontesi e madre romana discendente dei Chigi. Un uomo con una grande passione per i cavalli e per i vini francesi, che con determinazione e dedizione è riuscito a realizzare i suoi sogni.

La storia: come è nato il Sassicaia
Tornato dalla Grande Guerra, il giovane marchese si iscrive alla facoltà di Agraria di Pisa e non smette mai di studiare e documentarsi sul mondo del vino. Il suo sogno è realizzare un vino toscano che ricordi le migliori bottiglie di Bordeaux. Un bordolese della Maremma. Qualcosa di impensabile prima.

Nel 1930, a Bolgheri (frazione di Castagneto Carducci), Mario Incisa della Rocchetta sposa Clarice della Gherardesca, erede della celebre famiglia patrizia. E proprio la sposa gli porta in dote la tenuta di San Guido, oggi consacrata al mito per tutti gli amanti del vino.

Una tenuta splendida, descritta anche dai versi del Carducci:

I cipressi che da Bolgheri alti e schietti / van da San Guido in duplice filar…

I novelli sposi vanno però a vivere nella tenuta Chigi all’Olgiata, dove – oltre a un’azienda agricola all’avanguardia per i tempi – il Marchese dà vita insieme a Federico Tesio a un altro grande progetto di successo: un allevamento di cavalli purosangue da corsa. Da qui esce infatti il celebre Ribot, cavallo campione di galoppo, tra i più forti di tutti i tempi.

Qualcosa di grande è andato in porto, ma il sogno del vino resta forte. E così Mario Incisa acquista dagli amici duchi Salviati, a Migliarino, alcune barbatelle di Cabernet sauvignon e di Cabernet franc e le impianta nei terreni che dalle dolci colline del Castello di Castiglioncello scendono verso il mare. Il mito Sassicaia comincia a prender forma…

Oltre alle uve, il Marchese della Rocchetta importa anche la metodologia francese. Per rendere speciale il primo vigneto di cabernet in piena macchia mediterranea punta su drastiche potature in vigna per una resa minore e su affinamento in barriques in cantina.

Ogni anno il Marchese mette poche casse a invecchiare nella cantina di Castiglioncello e ben presto si rende conto che invecchiando il suo vino migliorava notevolmente. Comincia così a delinearsi una grande differenza con il vino che viene prodotto in quel periodo in Toscana e non solo: l’abitudine è quella di berlo già al termine dell’inverno successivo, in questo caso invece sta nascendo un prodotto che migliora con il trascorrere del tempo. E che necessita quindi di pazienza. Il Sassicaia si configura quindi come una sorta di vitigno della nobilità, di chi può permettersi il lusso di aspettare finché non è pronto. L’esatto contrario di chi il vino lo produce per venderlo e mantenersi.

Dopo dieci anni dall’inizio di quest’avventura, Mario Incisa della Rocchetta espande il vigneto. E lo fa in un podere della tenuta che morfologicamente gli ricorda quello di Graves, nell’amata Bordeaux: un terreno sassoso, una sassicaia appunto. E così abbiamo ora anche il nome del vino. Un nome che ricorderà sempre lo spirito visionario del suo inventore. L’esposizione solare e le brezze marine hanno fatto il resto.

Le prime storiche bottiglie di Sassicaia arrivano nel 1944, ma sono esclusivamente a uso familiare. Per la prima annata commercializzata bisogna attendere fino al 1968. E nel 2018, come detto, il Sassicaia annata 2015 viene eletto miglior vino dell’anno.La prima DOC proprietaria.
La sua storia, la particolarità del terreno e ovviamente la qualità del prodotto finale hanno fatto ottenere un primato speciale al Sassicaia: si tratta infatti del primo vino italiano di una specifica cantina, che ha una DOC riservata. La denominazione Bolgheri Sassicaia spetta esclusivamente alla Tenuta San Guido della famiglia Incisa della Rocchetta. Il disciplinare prevede che la zona di produzione del Bolgheri Sassicaia DOC sia limitata al podere Sassicaia, proprio in prossimità del celebre viale alberato di Bolgheri e che l’uvaggio base sia costituita da un minimo dell’80% di cabernet sauvignon. E non può essere commercializzato prima di almeno 2 anni di invecchiamento.
Il frutto di questa storia, è un vino potente e raffinato, dal colore rosso granato intenso. A tavola, il Sassicaia si sposa perfettamente con la grande tradizione toscana di carni rosse, come una squisita tagliata di chianina, oltre a selvaggina e cacciagione.

L’Autore
Simone Pazzano
Giornalista